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Il lido di Lago

Panoramica:

Un favoloso percorso ad anello di 16 km con 437 m.d+ su fondo misto percorrendo i borghi lungo i laghi di Revine. Da Tarzo si raggiunge il borgo di Lago, si attraversa Santa Maria, Revine, si sale per Nogarolo e si attraversa la più impegnativa cresta del Monte Comun. Questo ultimo tratto che percorre il crinale del monte è molto tecnico ed è presente, nell’ itinerario, una variante più semplice lungo la località Vallorch. L’itinerario va assolutamente percorso con scarpe da Trekking o Trail running.

Chilometraggio:

Km 16

Dislivello complessivo:

437 m.D+

Descrizione tecnica

Si parte dall’area parcheggio della Palestra comunale di Tarzo, luogo ideale dove lasciare il mezzo, e con la palestra alle spalle si imbocca la ciclopedonale visibile sulla destra; successivamente all’asfalto si svolta a destra, si percorre Via Malmus e si attraversa la SP152 imboccando il sentiero denominato 1051b a fianco del civico 22 e si percorre un tratto di 350 m. di discesa sterrata sconnessa.

Arrivati all’asfalto della SP635 si svolta a sinistra, si percorrono 250 m. lungo il marciapiede, dopodiché si svolta a destra in loc. Fratta e alla fontanella a sinistra, poi subito a destra seguendo le indicazioni Lago centro storico/ Livelet.

Dopo 900 m. di fondo sterrato lungo la ciclopedonale che costeggia il lago si arriva all’asfalto di Via Carpanè, qui si gira a destra verso spiaggetta di Lago, si percorre la via per 300 m. e si raggiunge il Parcheggio ed “Parco Archeologico Livelet”. Dopodiché si imbocca il sentiero a destra trovato subito dopo l’area parcheggio e si raggiunge il Lido di Lago, oltrepassando la passerella sul lago.

Con lo specchio d’acqua alle spalle si raggiunge l’asfalto e si prosegue verso destra, inoltrandosi nel Borgo di Lago, successivamente si prosegue lungo la via principale (Via Carpenè), fino ad arrivare di fronte alla chiesa parrocchiale.

Alla Strada SP35 si svolta a destra e, dopo 200m., arrivati al municipio di Revine Lago, si prosegue sulla sinistra per Via S.Giorgio, dopodiché si mantiene la strada per 1,2 Km fino al borgo di Santa Maria, incontrando prima, a 700 m. sulla sinistra, l’area archeologica di S. Martino.

Si prosegue poi per 150 m. oltre la chiesa del borgo, successivamente si svolta a sinistra per Via Monastier, la si risale per 200 m. e si svolta nel sentiero sterrato a destra, che sarebbe L’antica via maestra.

Si percorre questo antico sentiero tra i ruderi di case storiche abbandonate per 1,4 km, poi si raggiunge l’asfalto, si gira sinistra e poi subito a destra su Via della Valle.

Si segue la strada principale per 300 m. e si svolta a sinistra lungo il viottolo di pietra, sempre seguendo Via della Valle. Dopodiché si prosegue sempre dritto sul viottolo successivo, si attraversa la strada e si imbocca la scalinata con le stazioni che porta all’oratorio di S. Francesco da Paola, dove si può osservare un favoloso panorama sulla vallata, sul Borgo di Revine e sul lago Santa Maria.

Si percorre in discesa a ritroso la scalinata ed il primo viottolo, poi si svolta a sinistra e successivamente a destra sulla pavimentazione di roccia. Si svolta così ancora a sinistra alla fontanella, dopodiché si gira a destra subito dopo il campanile ed a sinistra lungo la scalinata che scende a lato della chiesa.

Arrivati a Via Maestra si prosegue verso sinistra, dopo 130 m. si svolta a destra su Via Lame, poi si scende per 260 m. In questo tratto si attraversa la SP35 fino a raggiungere la fontana in località Le Lame.

Fontana e lavatoio in località Le Lame

Successivamente si abbandona Via delle Lame, si prosegue verso destra per Via Sottocal per 900 m., poi si attraversa via Rivera e si imbocca il sentiero sterrato di fronte. Dopodiché si gira subito a sinistra sul sentiero naturalistico che costeggia i laghi denominato 1052b e, dopo 250 m., si svolta a sinistra costeggiando il lago Santa Maria sulla sponda a sud.

Dopo aver percorso 880 m. di lungo lago, si svolta a sinistra salendo lungo la stradina di fondo cementizio. Alla strada in Loc. Colmaggiore di Sopra si prosegue verso destra e dopo 100 m. si gira a sinistra, prendendo la stradina asfaltata ed il sentiero 1052a con le indicazioni per Nogarolo.

Dopo aver percorso questo tratto di salita lunga 800 m. con pendenza media del 15%, si svolta a destra e dopo 100 m. si arriva a Nogarolo, con la possibilità di idratarsi usufruendo della fontana del borgo.

Si ritorna poi indietro di 80 m. e, subito dopo la Locanda Codirosso, si svolta a sinistra su Via Dei Pauli (segnavia 1051). Si prosegue così in salita, su asfalto per i primi 200 m. e su un fondo sterrato roccioso un po’ più sconnesso i restanti 300. Dopodiché si arriva ad un bivio, da qui si prende il sentiero a sinistra chiuso dalla catena con scritto proprietà privata e si procede per 1,9 Km lungo la cresta del Monte Comun. Un tratto molto tecnico ed insidioso con rampe scivolose, soprattutto nei periodi di terreno umido, passaggi obbligati esposti nel e rocce che spuntano da l’erba. (Esiste anche una variante meno impegnativa documentata a fine descrizione)

I primi 700 m. della cresta sono 135 m.D+ di pura salita molto tecnica, mentre gli altri 1,2 Km sono costituiti da sali e scendi prevalentemente in discesa.

Dopo aver passato questo favoloso tratto panoramico, con vista sui laghi verso nord e colline del Prosecco a sud (fino alle pianure), a livello del ricongiungimento con il sentiero 1051a si prosegue la discesa per 170 m. arrivando così all’asfalto del centro abitato di Tarzo. Dopodiché si tiene la strada più a destra, dopo 200 m. si tiene nuovamente la più a destra, si arriva alla SP125 svoltando nuovamente a destra e, ancora a destra, si rimane lungo il marciapiede di Via Roma.

Infine, dopo 300 m. sulla sinistra, si prosegue su Piazza IV Novembre, dopo aver passato il monumento Ai Caduti si imbocca la ciclopedonale e si arriva all’area parcheggio dove avevamo parcheggiato il mezzo.

La variante lungo il segnavia 1051a

Esiste una variante meno impegnativa percorrendo il segnavia 1051a, praticabile imboccando il sentiero a destra al bivio segnalato precedente e passando per località Vallorch. Infatti questo percorso si ricollega al tracciato descritto alla fine della cresta accorciando il tratto di 200 m.

Punti di partenza

Area parcheggio Palestra comunale di Tarzo

L’area parcheggio vista dal Monte Comun

Fontanelle d’acqua potabile

In prossimità del cartello San Martin

A Revine in Vicolo Gardin

All’antico lavatoio Le Lame

A Nogarolo

Mappa

Traccia gps:

Traccia Gpx

Per Google Maps

Punti d’interesse:

I laghi di Santa Maria e di Lago

Il Comune di Revine Lago giace quasi totalmente sul versante meridionale delle Prealpi trevigiane, e questi due piccoli laghetti hanno origine glaciale – de glaciazione di Wurm (avvenuta circa dal 30.000 al 13.000 a.C.). Originariamente il lago era unico e tale rimase fino ai secoli XIII-XIV, attorno c’era terreno paludoso.I laghi di Santa Maria e di Lago sono separati da una piccola lingua di terra. I due laghi hanno una lunghezza, rispettivamente di 1.050 e 1.200 metri; con una larghezza dai 200 ai 500 metri; mentre la profondità non scende oltre i 10/14 metri.Probabilmente all’inizio del secolo XV, l’area più occidentale fu drenata e recuperata all’agricoltura con lo scavo del canale Tajada (1410-1430) sfociante nel Soligo. Dopo lo scavo rimasero solo il lago di Soller (bonificato nel secolo XVIII) ed il lago di Lago. Le attività agricole ed il riporto fluviale diminuirono continuamente la superficie di quest’ultimo, tanto che, verso la metà dell’ottocento, si formarono due bacini continuamente sottoposti a fenomeni di esondazione per cui vennero ulteriormente approfonditi la Tajada (1878) ed il canale barche che collega i due attuali laghi (1923).Una diramazione del grande ghiacciaio del Piave scendeva dalla Val Lapisina per poi espandersi a sud di Vittorio Veneto; a monte di Serravalle un ramo minore si dirigeva ad Ovest imboccando e percorrendo la Vallata.

Temporaneamente tale ramo veniva alimentato anche da transfluenze glaciali provenienti dalla Val Belluna attraverso il Passo di S .Boldo, Praderadego e Passo della Scaletta.Lo sbarramento di origine morenica di Gai impediva alle acque di questo antico lago di defluire verso ovest. Anche lo sbocco verso Sud era impedito non essendo ancora aperta l’incisione di Serravalle. Successivamente, la progressiva incisione delle acque della morena di Gai, abbassò il livello del grande lago.Anche la frana di Magnadèr a Revine, che sembra si sia staccata infatti a più riprese dalla soprastante zona delle crode circa 10.000-12.000 anni fa, potrebbe aver contribuito a far assumere alla valle la forma di catino che si trasformò in un bacino lacustre. L’ecosistema del lago poggia su un equilibrio delicato, facile ad essere turbato per cause naturali o per mano dell’uomo.Lago di San Giorgio Lago di Santa Maria

Fonte: comune.revine-lago.tv.it

Tarzo

Uno tra i più caratteristici paesi collinari della Marca, Tarzo è un piccolo comune immerso nel verde, che confina con Vittorio Veneto, Revine Lago, San Pietro di Feletto, Refrontolo e Cison di Valmarino.

Il comune conta anche altre due frazioni, quelle di Arfanta e Corbanese: il tonoponimo Tarzo, secondo gli storici, potrebbe derivare da un nome proprio di persona, come Tarcius o Tartius.

A Tarzo scorrono anche tre piccoli fiumi. Uno di essi è il torrente Cervano (bacino del Livenza) che nasce vicino a San Lorenzo, attraversa Corbanese e sfocia nel Monticano, poco dopo Bagnolo. Al bacino del Piave invece appartengono il Lierza, che scorre verso il Quartier del Piave, e la Tajada, il canale che esce dai laghi e che assume poi il nome di “Soligo”.
Con Revine Tarzo divide i due laghi, quello di Santa Maria e quello di Lago. Due sono invece le alture tarzesi: il monte Mondragon (437 metri) e il monte Piai (450).

Fonte: Oggitrevisofocus.it

La via dei murales

Per gli amanti delle tradizioni popolari e del folclore locale, Tarzo e i suoi piccoli borghi sono una meta perfetta. Nel borgo di Fratta è possibile seguire un cammino affascinante tra arte e storia, ammirando i famosi murales dipinti nel corso degli anni da diversi artisti veneti e dedicati all’emigrazione e alla cultura popolare.La “Via dei murales” di Tarzo ha inizio dal monumento di piazza IV Novembre e, seguendo i segnavia n.1051 e 1051B, prosegue lungo le stradine del paese. Proseguendo lungo in direzione Est è possibile ammirare diverse opere, alcune dedicate all’emigrazione, altre ad antichi mestieri e tradizioni popolari. Dopo una breve deviazione in centro, dove vi sono altri affreschi, si continua lungo Colmaggiore, poi per il Va’ delle Femene, un antico luogo di incontro per le lavandaie ora area parco, quindi si giunge alla Latteria di Colmaggiore.Quattordici murales realizzati da diversi artisti locali a partire dal 2008 con lo scopo di valorizzare il territorio e che si affiancano ad affreschi più antichi, alcuni addirittura risalenti al 1500. Queste opere raccontano, con un linguaggio semplice e diretto, le storie di vita quotidiana del passato vissute dagli abitanti della zona in un percorso davvero suggestivo e affascinante.

Fonte: tarzointorno.it

Parco archeologico didattico Livelet

Situato nel comune di Revine Lago, in provincia di Treviso, il Parco Archeologico Didattico del Livelet si colloca in un territorio piccolo ma che può soddisfare molteplici interessi di tipo naturalistico, storico ed enogastronomico.Particolarmente adatto ai ragazzi, alle scolaresche, al grest e ai centri estivi, con attività come le visite guidate e gli interessanti laboratori, il Parco è in grado di catturare anche il coinvolgimento degli adulti. Dal punto di vista naturalistico offre la possibilità di praticare birdwatching ed esplorare il territorio circostante, dispone inoltre di un’area pic-nic e barbecue dove condividere un pasto in compagnia in un contesto molto piacevole.Il villaggio palafitticolo, costituito da tre palafitte che si riferiscono ad un periodo che va dalla fine del Neolitico alla prima Età del Bronzo, ha lo scopo di mostrare ai visitatori abitazioni e oggetti paragonabili a quelli antichi, realizzati con le stesse tecniche e materiali disponibili in Preistoria e inseriti in un contesto ambientale simile a quello in cui venivano prodotti in passato.

Fonte: veneto.eu

Borgo di Lago

Lago è l’unica frazione del Comune di Revine Lago che ha il centro storico nel fondovalle, difatti la strada provinciale divide in due il paese. Attraverso i caratteristici accessi, stretti tra le case di pietra si giunge in riva al lago. Il paese è formato da piccoli borghi (vicoli) racchiusi dai tipici porticati in sassi. Gli edifici di maggior rilievo che si affacciano sulla strada sono il Municipio (catalogato villa veneta) di origine settecentesca, la vecchia chiesa ed il campanile, e la nuova chiesa di S. Giorgio (1923), che contiene opere di Francesco da Milano e di Egidio Dall’Oglio.

Borgo Santa Maria e San Martin

Nel borgo di Santa Maria molti edifici mantengono intatte le loro antiche forme originarie. Spicca la storica chiesa di Santa Maria (non si possono ipotizzare date certe), certamente la più antica della zona, menzionata nel testamento di Sofia di Collalto, che nel 1170 la donò all’abate di Follina. Nella casa adiacente, indicata come la canonica, per qualche tempo avrebbe risieduto anche San Carlo Borromeo, Abate Commendatario di Follina. In chiesa si trovano un’opera cinquecentesca di Francesco da Milano (1502-1547) e due paliotti di Egidio dall’Oglio (1705-1784). Avviandosi verso la strada vecchia che porta a Lago si incrociano i ruderi della antica chiesa di San Martino, si trovano anche delle rovine di un romitorio di epoca seicentesca, un tempo dimora di un eremita (ora l’intera area è in fase di riqualificazione).

Revine

Il centro storico di Revine si estende sulla pendice meridionale delle Prealpi Venete. Tra gli edifici è da ricordare il castello di monte Frascon (XIII secolo), con una cinta muraria anteriore al resto del complesso. Fu distrutto nel 1282-1283 da Bialo e Gelo conti di S. Martino, che per questo furono scomunicati dal vescovo di Ceneda. Spicca,inoltre, il campanile della chiesa parrocchiale (1612/13) che ha subìto nel corso degli anni una sua evoluzione architettonica, il Santuario di S. Francesco da Paola (1702) ed ancora più su il castello di monte Frascone del sec. XIII. Si ha, inoltre, la possibilità di ammirare antichi portici (più di 50 in tutto il comune), piccoli borghi e case di pietra locale. Alcune case di Revine hanno in facciata affreschi popolari con immagini sacre. Fuori del centro storico, sorge un caratteristico borgo (Bridot) che ben testimonia un pezzo della architettura e della tradizione rurale.

Revine Lago è situato ai piedi del versante meridionale delle Prealpi trevigiane, lungo la strada provinciale che collega Vittorio Veneto a Valdobbiadene.Il territorio offre numerosi sentieri che dal fondo valle salgono a monte, oltre a quelli che si snodano attorno ai laghi. Il Parco dei Laghi della Vallata, all’interno del quale si trova il Parco Archeologico Didattico del Livelet, si estende nelle immediate vicinanze dei due bacini ed è caratterizzato da una ricca biodiversità.

Fonte: turismovittorioveneto.it

Oratorio S. Francesco di Paola

Dalla fine del XVIII secolo fino alla prima metà del XIX, l’oratorio fu abitato da eremiti e divenne meta di pellegrinaggi e di devozione popolare soprattutto nei periodi d’epidemie. All’interno del santuario si possono ammirare opere di autori di un certo interesse nel panorama artistico veneto, come nel caso di Antonio Lazzarini (Belluno, 1672-1732), Mathias Cremsl, l’artista preferito dal don Cumano per il caldo cromatismo delle sue composizioni, che gli commissionò la maggior parte dei dipinti tuttora conservati nel santuario,a partire dal trittico che orna l’altare con la Madonna col Bambino, San Francesco da Paola e l’angelo reggente l’emblema “Charitas” nella tela centrale, firmata e datata 1702, e Sant’Alberto e Sant’Osvaldo in quelle laterali, Antonio Sasso, Giuseppe Venanzio, Antonio Tacco, Carlo Maria Cialdelli (detto Petrogalli da Foligno). Di particolare interesse sono anche gli affreschi di Francesco Da Re che si trovano in una delle stanze sopra la sacrestia che rappresentano i cinque misteri gaudiosi.

Fonte: turismovittorioveneto.it

Antico lavatoio Le Lame

Particolare lavatoio situato nel paese di Revine, la cui struttura è composta da una tettoia con colonnato in pietra e vasche per la raccolta delle acque. A fine ottocento fu munita di vasche laterali e posteriormente vi fu aggiunto il lavatoio dove le donne vi si trovavano per fare il bucato che nelle frazioni di S. Maria e di Lago invece si faceva nel lago. Per tutti era luogo di socializzazione ed inoltre l’acqua vi veniva attinta anche per uso domestico.

Fonte: turismovittorioveneto.it

Nogarolo

Non tutti sanno dov’è Nogarolo: si tratta di un piccolo borgo, una frazione della Tarzo “più profonda”, che ha mantenuto alcuni elementi caratteristici che lo rendono per alcuni aspetti persino più esclusivo rispetto a quei borghi che vengono frequentemente celebrati per la loro bellezza.Passeggiando sulle strade, salendo le gradinate che dalla piazza portano alla chiesa, Nogarolo appare come un paese d’altri tempi: silenzioso e circondato da alture, rappresenta uno ottimo punto di partenza per avviarsi su molti sentieri e itinerari, tra i quali la celebre Via dell’Acqua, che lo intercetta, trasportando i viaggiatori più instancabili da Segusino a Serravalle.Il racconto di questa località “segreta” parte proprio dal terrazzino della sua chiesa, un punto molto caratteristico, a parte per la curiosa presenza di due palme davanti al portone d’ingresso, che non sono certo autoctone: sono Mary, Marta e Paola, tre dei volti della Naturalmente Guide, ad anticipare alcuni degli aneddoti che si nascondono dietro gli elementi che costituiscono il paesaggio del borgo, tra i quali i vecchi “pioi”, un’edicola, come non se ne vedono più, e un lavatoio, “la Fontana degli Stauli”, restaurata da dei volontari qualche tempo fa, che anticamente costituiva il centro sociale, il punto d’incontro, per le donne del paese.Oltre al riconoscere i nomi e le leggende legate alle alture circostanti, tra cui il Monte Comun, il monte Baldo, la collina più alta del gruppo, l’itinerario può rivelarsi davvero ricco d’incontri con la flora, con la storia e con la fauna: l’esperienza delle guide, ma soprattutto la loro passione, fa sì che il visitatore si accorga di molti punti notevoli, che senza un “Virgilio” probabilmente non sarebbe possibile individuare.Tra tracce di caprioli e di tassi, per esempio, è curioso sapere che il nome Nogarolo abbia che fare con le noci, ma che la zona boscosa si contraddistingua in particolare per una vasta presenza di castagni secolari e che i territori a cavallo tra Vittorio Veneto e Tarzo rientrino nella zona delle castagne di Combai.Seguendo il segnale bianco e azzurro che contraddistingue il sentiero, a tratti coperto dal muschio e dalle edere che crescono sui margini del sentiero, si arriva al confine tra i due comuni, segnalato da un cartello.Poco oltre ci si imbatte in una distesa di piante di sambuco e in alcuni vigneti che conservano ancora una metodologia praticamente scomparsa dalle rinomate colline: collegate da alberi da frutto e sostenute da reti sospese di bastoncini paralleli, le vigne danno al paesaggio un’impressione ben differente dalle solite cartoline.Il silenzioso borgo di Nogarolo si conferma così come una buona alternativa per quegli escursionisti che vogliono andare oltre i tracciati delle cartine turistiche. Attraverso le guide di Naturalmente Guide, sarà possibile organizzare tour e visite anche per quei trevigiani che ancora non sapevano dell’esistenza di questo paese e che sono curiosi di comprenderne i migliori segreti.

Fonte: Luca Vecellio © Qdpnews.it

Cresta Monte Comun

Insieme al vicino Monte Baldo, il Monte Comun rappresenta una delle maggiori elevazioni del blocco geologico delle colline sub-prealpine. La sua cima è raggiungibile tramite sentiero 1051 che, da Nogarolo, si inerpica su un bellissimo bosco di castagni (ingresso su proprietà privata). Il crinale prosegue tra saliscendi attraversando le sue “cime”: La Ponta de la Lama, La Croda Volpera e il Col dei Grei. Sul versante di Tarzo il sentiero 1051 scende ripido fino in località Introvigne. Il punto più alto (479 m) è identificabile da un’altana panoramica.

Autore:

Mirco Salvador

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