Questo percorso si sviluppa interamente su asfalto, snodandosi tra lo Stradon del Bosco e la dorsale del Montello. Con una lunghezza di 32 km, un dislivello di 400 m.D+ e 12 fontanelle per idratarsi durante il percorso, può essere definita l’ alternativa grintosa al più conosciuto anello del Montello.
Link: Itinerario 14 – L’anello del Montello, il lungo ideale per il maratoneta
Ottimo percorso per il maratoneta che cerca un lungo un po’ più impegnativo per preparasi alla maratona, ancora meglio ad una Ecomaratona.
Chilometraggio
Km 32,02
Dislivello complessivo:
390 mt.d+
Descrizione tecnica:
Si parte dal piazzale della chiesa di Selva del Montello dove nel sagrato c’è la possibilità di parcheggiare l’auto in un luogo sicuro. Il percorso inizia procedendo lungo via Avogari fino a raggiungere lo Stradon del Bosco; qui si svolta a sinistra per proseguire per 8,3 Km leggermente ondulati. Girare a destra per la strada dorsale (Via 18 Giugno) con i primi 5,6 Km di salita più impegnativa ed i 10,8 Km di sali e scendi (con prevalente discesa) che riportano allo Stradon Del Bosco. Girare a destra correndo ai piedi del Montello per 6,6 Km con due brevi ma grintose rampe prima della chiesa di Bavaria e all’altezza di quella Giavera (qui si può fare una breve deviazione verso il cimitero di guerra inglese percorrendo la ripida salita che porta alla chiesa). Dopo un po’ di saliscendi (pendenze sul 4%) si arriva a Selva quando all’altezza di Via Avogari si gira a sinistra e dopo l’ultimo sforzo di 400 metri si raggiunge il parcheggio di partenza.
Questo itinerario si può percorrerlo in senso orario ( come descritto in questo itinerario) oppure anche in senso anti orario con la differenza che la salita risulterà più lunga ma meno impegnativa.
Punti di partenza:
Piazzale Chiesa di Selva del Montello
Fontanelle d’ acqua potabile:
-al km 2 subito dopo Via Murada a Volpago del Montello
-al km 3,9 tra la presa 14 e 15 versante sud a Venegazzù
-al km 6,1 tra la presa 17 e 18 versante sud a Caonada
-al km 7,5 in prossimità della presa 20 versante sud a Biadene
-al km 9,6 in prossimità della presa 20 lungo la dorsale
-al km 12,3 La fontana militare lungo la dorsale
-al km 14,2 alla casetta degli alpini di Santa Maria Della Vittoria
-al km 18,7 al Monumento Pennella
-al km 19,1 all’area Pic Nic della pista di motocross
-al km 27,2 Nel parcheggio della chiesa di Bavaria
-al km 28,8 all’incrocio del monumento Ai Lancieri di Firenze a Giavera del Montello
-al km 31 in prossimità della presa 7 versante sud a Selva del Montello
Profilo altimetrico:
Mappa
Traccia gps:
Punti d’interesse
Fontana militare
In prossimità di Pederiva, sulla strada dorsale, una volta nota come “Strada militare”, è stata costruita dal Genio Militare una fontana, ripristinata dagli “Amici del Bosco del Montello”, che serviva per abbeverare truppe e salmerie che alimentavano il fronte durante la Battaglia del Solstizio (15 – 23 Giugno). Allora la Strada Militare raccordava solo le ultime 13 prese; mancava il tratto VIII Presa-Nervesa. Durante i primi giorni della Battaglia del Solstizio, per la mancanza di una strada dorsale, gli Austro-Ungarici si trovarono in difficoltà nel rifornire armi, munizioni e viveri alle truppe combattenti che, oltrepassato il Piave alle ore 7:30, avevano già raggiunto alle ore 11 del 15 Giugno, la “Linea della Corda” e si erano attestati in prossimità di Giavera del Montello. L’acqua della fontana è potabile.
Santuario Santa Maria Della Vittoria
Il Santuario è edificato sul Collesel Val dell’Acqua che con i suoi 371mt di altitudine è il punto più alto del Montello
Valle Dei Morti
La Valle dei Morti è una dolina del Montello denominata così per la grande quantità di resti emersi dopo la conclusione della Grande Guerra.
Monumento commandante Giuseppe Pennella
Sacrario militare del Montello
Il Sacrario è situato all’estremità est del Montello, a quota 176 metri del Colesel dè Zorzi, a circa 2 km dall’abitato di Nervesa della Battaglia (Treviso).
Il monumento, progettato dall’architetto romano Felice Nori, fu ultimato nel 1935. La costruzione è a pianta quadrata, si presenta simmetricamente sui quattro fronti ed è visibile da tutta l’area circostante che fu teatro della grande battaglia del giugno 1918. Dallo stile sobrio e con limitate ornamentazioni, il Sacrario si sviluppa in altezza con una massiccia torre quadrata alta 32 metri, aperta e rastremata verso l’alto e con le facciate a leggero incavo. La torre poggia su una grande base quadrata in pietra chiara, che comprende il Sacrario vero e proprio, con quattro facciate costituite da tre ordini di mezze colonne tagliate da fasce sovrapposte.
Sulla parte anteriore e al centro del Sacrario si erge un grande portale a colonnato con ampio frontale. Più in basso, alla sommità di una grande scala in pietra che sale tra due robusti contrafforti inquadrati da verdi scarpate, si apre il grande portone in bronzo da cui si accede all’interno del Sacrario. AI centro della torre, un’artistica intersezione di scale sorrette da pilastri in pietra poggianti su archi, produce un gioco architettonico di chiaro-scuri di grande effetto.
L’interno dell’edificio, altrettanto singolare quanto l’esterno, è formato da quattro ripiani. Nei primi due sono ricavati dei corridoi anulari, in parte illuminati dall’alto, alle cui pareti sono disposti i loculi contenenti le spoglie dei caduti. AI centro del corridoio del secondo ripiano è collocata la cappella. Alla sommità dell’ultimo ripiano della torre, aperto verso l’alto, quattro finestroni consentono di accedere alle loggette pensili da cui lo sguardo abbraccia l’intera zona della battaglia del Montello, delimitata dall’ansa del Piave. Nell’interno del Sacrario riposano i resti di soldati provenienti dai 120 Cimiteri di guerra disseminati lungo il medio Piave durante le dure, sanguinose battaglie del novembre 1917 e novembre 1918.
Dopo la rotta di Caporetto, il Montello fu colpito dai duri combattimenti della Grande Guerra, in quanto si trovava al centro del fronte del Piave. Esso fu il principale obiettivo dell’offensiva austro-ungarica che si protrasse dal 15 al 20 giugno 1918. L’8^ Armata italiana, comandata dal Gen. Pennella e dal Gen. Vaccari, Comandante della 22^, riuscirono, però, a contenere lo sfondamento, a riprendere Nervesa, precedentemente perduta, e a respingere il nemico oltre il Piave.
Il Sacrario è proprietà demaniale dello Stato e dipende dal Commissariato Generale Onoranze ai Caduti in Guerra.
Il Sacrario è aperto tutti i giorni, escluso il lunedì, dalle ore 09.00 alle ore 12.00 e dalle ore 14.00 alle ore 17.00.
Abbazia di Sant’Eustachio
La storia
Come testimonia una bolla di Papa Alessandro II del 1062, l’Abbazia di Sant’Eustachio fu fondata da Rambaldo III di Collalto e dalla madre Gisla, probabilmente attorno al 1050. I Collalto, famiglia di stirpe longobarda, avevano da poco perso la propria influenza su Treviso a favore del Vescovo locale, il cui potere si espandeva di anno in anno sia dal punto di vista religioso che temporale. Così facendo essi intendevano contrapporre a questa autorità un’istituzione indipendente e direttamente sottoposta al pontefice, il quale non vedeva di buon occhio l’espansione dei Vescovi trevigiani, sostenitori dell’imperatore.
I Collalto eressero il cenobio sulle fondazioni di una preesistente opera fortificata, probabilmente di origine romana, costruita in posizione strategica per dominare la pianura sottostante e il guado del Piave. Attorno al monastero si sviluppò il borgo rurale di Nervesa che, proprio per la posizione strategica sulle rive del Piave, divenne un importante centro per il traffico di merci.
Nell’XI secolo l’Abbazia divenne un importante centro di potere che godeva di numerosi privilegi, tra cui la riscossione delle decime.
Tra il Cinquecento e il Seicento l’Abbazia assunse il ruolo di rilevante polo culturale, che ospitò, tra gli altri, Pietro Aretino, Giovanni Della Casa (il quale vi compose il noto Galateo) e Gaspara Stampa.
Tra il 1744 e il 1819 il complesso fu guidato dal preposito Vinciguerra VII di Collalto, uomo colto e capace che lo trasformò in un’importante azienda agricola retta da esperti e studiosi. Grazie a lui e alla trasformazione operata, la prepositura sopravvisse alle soppressioni napoleoniche di inizio Ottocento, che invece colpirono inesorabilmente la vicina certosa di San Girolamo.
In seguito, però, il Vescovo di Treviso, perseverando nella secolare contesa tra Abati e Vescovi, riuscì ad ottenere il jus abatiale e Papa Pio IX, nel 1865, emise il decreto di secolarizzazione e di soppressione. Il titolo di Abate di Sant’Eustachio passò così al Vescovo di Treviso.
Dopo la Rotta di Caporetto, l’edificio si ritrovò in prossimità del fronte del Piave e subì pesanti danneggiamenti.
L’Abbazia di Sant’Eustachio è stata oggetto di due restauri: nel 1992 e, di recente, nel 2017. Le operazioni hanno portato in luce diversi rilievi archeologici.
Eramo di S. Girolamo
Cimitero Militare Britannico di Giavera
Questo luogo santo è caratterizzato da uno stretto legame con l’ambiente circostante, assumendo le sembianze di un curatissimo giardino. Ci sono 417 steli marmoree, che come in tutti i cimiteri britannici sono tutte di uguale forma e dimensione e recano inciso generalità del defunto, l’età al momento del decesso e il ruolo nell’esercito. In certi casi sono presenti anche frasi, stemmi di divisione e simboli relativi all’appartenenza religiosa.
All’ingresso si nota subito la Croce del Sacrificio ed una scalinata con due iscrizioni ai lati, una in italiano e l’altra in inglese, quale tributo d’onore del popolo italiano ai soldati alleati caduti durante la guerra del 1915/1918. Alla fine del prato, vi è la Pietra della Rimembranza, un altare in pietra tra due grandi magnolie in cui è stata incisa la frase “Their name liveth for evermore” (Il loro nome vive per sempre).
Autore:
Mirco Salvador